La blockchain può essere la chiave che abiliterà un processo rivoluzionario all’interno della sanità, fornendo un’architettura sicura per lo scambio e la condivisione dei dati all’interno del sistema sanitario nazionale e con i pazienti, che potranno avere il pieno controllo delle informazioni sul proprio conto, e gestirne la condivisione in totale sicurezza e in tempo reale.
A illustrare i possibili campi di applicazione della distributed ledger technology in campo sanitario e a sottolineare alcuni use cases esemplificativi è uno studio di Innova4, società specializzata nella ricerca, nello sviluppo e nella commercializzazione di soluzioni basate su tecnologie blockchain e sull’intelligenza artificiale. A firmare la ricerca è Massimo Romano, Cto della società.
La centralità dei dati dei pazienti
“La centralità del paziente unita al coordinamento intelligente delle azioni mediche a suo favore, presenta notevoli potenzialità per la riduzione dei costi delle cure somministrate dai sistemi sanitari, spingendo inoltre a un più generale miglioramento della prevenzione, diagnosi e qualità delle cure stesse, sempre più personalizzate. Tuttavia, riuscire a raggiungere l’obiettivo di un coordinamento intelligente delle cure ha risvolti complessi collegati alla gestione, all’interoperabilità e alla comprensione di informazioni eterogenee. Le tecnologie blockchain, per loro natura – spiega lo studio – si pongono in prima linea come fondamento per sviluppare l’interoperabilità progressiva fra sistemi informativi sanitari nazionali. Tramite meccanismi puramente transazionali, verificabili e sicuri le blockchain offrono l’ulteriore vantaggio di facilitare l’implementazione della compliance normativa (Gdpr, Nis Directive) in scenari complessi che vedono la presenza di interazioni tra sistemi sanitari interregionali, soggetti terzi privati (laboratori di analisi, sanità privata, assicurazioni) o di interazioni con flussi di dati provenienti da dispositivi portatili IoMT”.
A questo si unisce il fatto che i dati dovranno posi essere analizzati e trasformati in informazioni utili per il singolo paziente e per il sistema sanitario, per estrarre “nuove forme di valore e conoscenza nascosta dai grandi data set sanitari oggi esistenti”.
La blockchain per i dati sensibili
Quando si tratta di gestire informazioni sensibili la blockchain potrà rivelarsi utile per “migliorare la sicurezza, riducendo la superficie di attacco, l’auditing e la gestione dei dati del paziente, fornendo meccanismi di autenticazione regolamentati da Smart Contract”, o fungere da “single source of truth”, sorgente unica di verità “laddove, allo stato attuale – spiega Romano – possono esistere una moltitudine di fonti riguardo la stessa informazione cercata.
Basti considerare il fatto che attualmente non esiste un registro unico nazionale circa le prescrizioni terapeutiche farmacologiche in corso d’assunzione da parte del paziente: esistono più fonti frammentate di verità quali le informazioni e posologie riferite dal paziente, dai familiari, dal medico di famiglia, da specialisti”.
Nel campo della ricerca, inoltre, la blockchain potrebbe essere il cardine – secondo lo studio – dell’implementazione di un sistema per la certificazione dei dati e convalida delle prove dei trials farmacologici, “a fianco di altre funzionalità per l’accesso regolamentato a dati anonimizzati a scopi di ricerca”.
Quanto al controllo dei pazienti sui propri dati, questi potranno gestirlo attraverso smart contract direttamente dal proprio smartphone, concedendo, monitorando e revocando l’accesso ai propri dati sanitari, in forma completa o parziale, a singoli professionisti o anche intere organizzazioni.
Gli smart contract per la gestione delle pratiche
A tutto questo si unisce la convenienza, in prospettiva, per le amministrazioni sanitarie, dal momento che grazie alla riduzione degli intermediari scenderebbe il numero di transazioni amministrative e grazie agli smart contract si ridurrebbero i costi di gestione delle pratiche, per una complessiva maggiore efficienza del sistema.
Rispetto al percorso di cura dei singoli pazienti, inoltre, la blockchain aprirebbe le porte a nuovi modelli di coordinamento territoriale e nuove tipologie di piani di cura: “Partendo dal punto iniziale di contatto dell’assistito con il servizio sanitario nazionale – spiega Romano – il medico di famiglia potrà verificare in tempo reale i dati inseriti dagli operatori sanitari, laboratori di analisi esterni, caregivers, e potrà accedere allo stesso modo ai flussi informativi provenienti dai dispositivi IoMT personali”.
In un percorso in cui proprio grazie alla blockchain si potrebbe arrivare a implementare nuovi meccanismi di responsabilizzazione e incentivo per il paziente a seguire le cure migliori per le proprie patologie coltivando in modo virtuoso, sottolinea Romano, “la volontà e capacità pro-attiva di guarigione del paziente, riducendo allo stesso tempo i costi del sistema sanitario”.
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