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Società quotate in Borsa nate dalla blockchain

Per tutti gli investitori che si occupano di digitale, il sogno è scoprire la nuova Facebook, Google o Amazon in anticipo rispetto al mercato. Ma davvero il prossimo unicorn sarà una società nata con metodologie tradizionali? O forse prenderà le mosse da una quotazione tramite Blockchain?

Forse un azzardo ma sembra non esservi alcun dubbio che tra le prossime imprese che vedremo quotate in Borsa attraverso una IPO, avremo una società sorta dall’industria blockchain (anche se quest’ultima definizione potrebbe non piacere a tutti).


Sarà Binance la prima? Oppure una società di investimenti in criptovalute? E se invece fossero delle società che si pongono più alla base e che si occupano di creare l’infrastruttura e di raccogliere i dati a beneficio dell’intero settore?


Per ora difficile dirlo, ma il rapporto ‘The state of digital asset and infrastructure landscape’ realizzato da Blockset e presentato da The Block, ci mostra una realtà fatta di imprese in crescita e con un bacino di utenza in via di consolidamento.

Tutto ovviamente parte dagli investimenti e secondo la ricerca ne sono arrivati in grande quantità.


Secondo la ricerca, dal 2017 al 2019 si è verificato un aumento di venture funding del 1.183% in particolare nel sotto settore dei dati e dell’infrastruttura del comparto criptovalute.

In aggregato, secondo la ricerca Blockset, dal 2014 al 2019 le società del settore hanno raccolto oltre 286 milioni di dollari dalle venture funding, con 44 progetti andati a buon fine.

Quali sono le società di cui si parla qui? Sono CryptoCompare, CoinMarketCap, la stessa Blockset, Santiment, bloq, Etherscan, Blockchain.info, CoinGecko, CryptoAPIs, Messari e molte altre ancora.

Queste società sono considerate l’infrastruttura del settore ma anche preziosi bacini di dati.


La maggior parte di queste società per ora è di piccole dimensioni, il totale del settore impiega circa 850 persone, riporta la ricerca, con una media di 17 dipendenti per azienda. Il 46% ha sede negli USA, il 23% nell’UE, il 13% nel Regno Unito.


Nonostante siano di piccole dimensioni la loro influenza va espandendosi e diventano “bocconcini” appetibili, vedasi il caso di CoinMarketCap.com che è stata acquistata nel mese di aprile 2020 da Binance per la cifra ragguardevole di 400 milioni di dollari.


Le imprese di digital asset data e dell’infrastruttura, si dividono in tre segmenti:

  1. provider dell’infrastruttura (Kaleido, Blockcypher);

  2. provider delle metriche on-chain (Blockchair, Covalent);

  3. provider dei dati di mercato (TradeBlock, Amberdata).

I provider dell’infrastruttura forniscono i nodi alle blockchain e strumenti per sviluppatori. L’obiettivo di queste aziende è servire clienti che hanno bisogno di servizi in outsourcing. Questo è il caso di quelle aziende che sviluppano le dApp e hanno bisogno di nodi su cui far “girare” la propria applicazione decentralizzata, ottenendone anche dati sull’utilizzo.


I provider di metriche on-chain sono società che raccolgono i dati grezzi prodotti sulle blockchain dalle transazioni e che ne permettono una lettura dopo una accurata pulizia. Questi dati diventano così utilizzabili per scopi commerciali e non.


I provider dei dati del mercato forniscono un insieme di informazioni provenienti principalmente dagli exchange. Essi possono poi essere utilizzati per creare degli indici di crypto asset affidabili.


Anche nell’industria blockchain vincerà chi avrà i dati più indicativi e saprà interpretarli nel modo migliore. Per un investitore che si è affacciato sul vasto panorama dei crypto asset, potrà essere utile leggere il report di Blockset disponibile nel web, per rendersi conto di cosa sta nascendo all’ombra delle giganti del web e dell’IT.



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